Matteo Giulio Bartoli

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Matteo Giulio Bartoli (Albona, 22 settembre 1873 – Torino, 23 gennaio 1946) è stato un linguista e glottologo italiano.

Biografia

Laureato all'Università di Vienna e docente di Glottologia all'Università di Torino dal 1908 fino alla sua morte, avvenuta nel 1946, divenne famoso per i suoi contributi nel campo della geografia linguistica, in particolare per le sue quattro norme sulle aree geografiche. Collaborò all'Atlante Linguistico Italiano [1] e fu docente di Antonio Gramsci. Influenzato molto dal suo maestro Wilhelm Meyer-Lübke e da alcune teorie di Benedetto Croce e Karl Vossler, s'interessò molto alla dialettologia italiana, disciplina allora emergente e metodologicamente all'avanguardia, e scrisse lavori sul dialetto dalmatico, tra cui Das Dalmatische (1906) [2]. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino[3].

Le quattro norme di Bartoli

Le norme che hanno reso celebre Bartoli sono state fissate grazie ai suoi ragionamenti sull'Atlas Linguistique de la France di Gilliéron, e sono le seguenti:

  • Norma dell'Area Isolata

Solitamente nelle aree isolate (e quindi meno esposte al commercio, e alla comunicazione) si trova una forma linguistica anteriore: ne è clamoroso esempio l'Islanda, che adotta una forma di linguaggio molto simile al norreno antico.

Esempio:

latino: cena /'ke:na/ > italiano: cena /'ʧena/; sardo: cena /kena/

La Sardegna è un'area isolata, e mantiene la pronuncia velare di c + i/e ([ki], [ke])

  • Norma dell'Area Centrale

Solitamente nelle aree laterali si conserva una fase più antica rispetto a quella presente nelle aree intermedie.

Esempio:

latino: circus (forma più antica) > spagnolo[4]: cerco, rumeno[4]: cerc

latino: circulus (forma più recente) > italiano: cerchio

  • Norma dell'Area Vasta

Solitamente nell'area maggiore si conserva una fase più antica rispetto a zone più ristrette.

Esempio:

latino: et (forma più antica) > francese: et / Italiano: e

latino: sic (forma più recente) > rumeno: şi

Questa regola vale solo se l'area non è troppo esposta

  • Norma dell'Area Seriore

Nelle zone in cui la lingua è arrivata più tardi, tende a conservarsi la fase più antica.

Esempio:

latino: edĕre > spagnolo[5]: (comedere) > comer

In italiano il verbo si è perso a favore del tardo latino manducare ("mangiare scompostamente")

Latino: manducāre > Italiano: manicare


Opere principali

  • Das Dalmatische (1906)
  • Introduzione alla neolinguistica (1925)
  • Saggi di linguistica spaziale (1945)
  • Breviario di neolinguistica (1925; scritto in collab. con G. Bertoni)
  • Alle porte orientali d'Italia. Dialetti e lingue nella Venezia Giulia (1945)

Note

  1. ^ Fu anzi proprio il Bartoli a elaborare, nel 1924, il piano generale dell'Atlante e ad enunciare, in collaborazione con Giulio Bertoni, i criteri della neolinguistica e a promuovere, in particolare, la diffusione della geografia linguistica. Si veda, in proposito, la nota analitica di Ruggero Maria Ruggieri: «L'Atlante linguistico italiano», in Letteratura italiana - I Critici, Volume quarto, Milano, Marzorati, 1970, pp. 2762-2764.
  2. ^ Si tratta di una vasta monografia sulla varietà romanza parlata nell'isola di Veglia, «unica superstite moribonda di quella lingua». Questo saggio del Bartoli fu il frutto delle lunghe ricerche da lui iniziate nell'Università di Vienna nel 1897, in preparazione della sua tesi di laurea, discussa nel 1903. Per ulteriori approfondimenti, si rinvia al profilo «Matteo Giulio Bartoli», di Benvenuto Terracini, in Letteratura italiana - I Critici, cit., pp. 2751-2762.
  3. ^ ubicazione tomba Bartoli, su cimiteritorino.it.
  4. ^ a b Spagna e Romania furono aree laterali dell'Impero Romano
  5. ^ In Spagna, area laterale dell'Impero Romano, il latino fu ovviamente portato dopo rispetto all'Etruria, culla dell'italiano.

Bibliografia

  • Tullio De Mauro, Bartoli, Matteo Giulio, in Dizionario biografico degli italiani, volume sesto, Roma, Treccani, 1964.
  • Benvenuto Terracini, “Matteo Giulio Bartoli”, in AA.VV., Letteratura italiana. I critici, vol. IV, Milano, Marzorati, 1987, pp. 2751-2762.

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Collegamenti esterni

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